Quali esterni per le camere di Van Gogh e Schiele? Cancelli risponde a Scarpa

roomsRaccogliendo l’invito contenuto nel recente intervento sul blog di Giovanni Scarpa, anche Mario Cancelli entra nelle camere da letto di Vincent Van Gogh ed Egon Schiele. E facendosi aiutare dalla tecnica delle libere associazioni ci chiede quale esterno potremmo immaginare per ciascuna delle due stanze. Se mai un esterno fosse pensabile.

 

Ho letto con interesse il contributo di Giovanni Scarpa sulle camere da letto di Van Gogh e Schiele. Trovo in primo luogo condivisibile l’analisi cromatica. Ciò che accomuna i due ambienti è poi senz’altro un senso di rifugio e di sofferenza. Perché tanto interesse per una solitaria stanza? Il letto testimonia ristrettezza, non solo economica. Letto a una piazza, si badi, quando i letti dovrebbero essere sempre a due piazze. Tali da dare rappresentanza al pensiero dell’altro.

Un altro che sia presente, come nella Venere di Tiziano, o no. L’altro possibile.

vangDirei che il testo di Van Gogh dà corpo a una sorta di angoscia quasi persecutoria, quello che si pre-sente più che il riposo è un terremoto o un maremoto. L’opera di Schiele dà luogo a uno spazio più saldo, in apparenza. Qualcosa di claustrofobico si evince in quel nitore e in quei contrasti. Sul letto ci si può stendere, sulla sedia appoggiarsi. Ma Schiele dovrà sforzarsi, incaponirsi testardo, aiutandosi con il delirio per allargare quel pavimento, quasi un tappeto mistico per dilatare la occlusiva dimora.

il_570xN.926624387_q6e5[1]Quel che potrebbe aiutare è la tecnica delle libere associazioni. Mettiamola così: quale esterno immaginereste per le due stanze, se mai un esterno fosse pensabile?

Io risponderei così.

Per Van Gogh il famoso campo con i neri minacciosi corvi; per Schiele nessuno spazio se non quello della pagina sulla quale un segno, simile a una sadica tecnica yoga, dà luogo, in tutta “l’apertura” che si vuole – mai sufficiente per i corpi che ospita, a forme che si torcono, a un tratto  che rende spasmo il più dolce contorno.

Eccole, le “belle stanze”: due forme di inferno psichico. A tendenza paranoide il primo, ossessiva il secondo. Non entrare, dice sempre il primo: guarda che se entri ti costerà molto caro, il secondo.

 

Leggi il post di Giovanni Scarpa Schiele e Van Gogh, camere da letto a confronto.

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